venerdì 8 giugno 2012

Tecnologia...

 

Era il 1969 e l’uomo stava per compiere il suo famoso grande passo per l’umanità!
Si, sto parlando dello sbarco sulla Luna!
Un impresa davvero eccezionale che ha richiesto un gran lavoro di preparazione.
E’ curioso che nel 1969 a guidare la circuiteria di bordo erano 2 processori Commodore-64 (1.02 MHz )
Oggi ci servono processori dual core (1000 volte più potenti dei Commodore-64) solo per accendere il computer, andare su internet, leggere la posta, ecc…

giovedì 7 giugno 2012

Stasera lascio con un ragionamento:
Se io andassi nel futuro e cercassi di uccidere me stesso, ci riusicerei?
Il premio Nobel è un'onorificenza di portata internazionale assegnata dal governo svedese e fu istituito in seguito alle ultime volontà di Alfred Nobel, (1833-1896) industriale svedese e inventore della dinamite, firmate al Club Svedese-Norvegese di Parigi il 27 novembre 1895.

I premi sono stati assegnati annualmente, a partire dal 1901, per i risultati ottenuti in:
Fisica (assegnato dall'Accademia Reale Svedese delle Scienze)
Chimica (assegnato dall'Accademia Reale Svedese delle Scienze)
Medicina o Fisiologia (assegnato dall'Istituto Karolinska)
Letteratura (assegnato dall'Accademia Svedese)
Pace (assegnato da un comitato nominato dal Parlamento norvegese)
Economia (dal 1969)

E perchè non esiste il premio Nobel per la matematica?

Sulla ragione che spinse Nobel a non assegnare il premio per la disciplina ci sono principalmente due teorie.

La prima è che la disciplina non rientrava tra gli interessi primari di Alfred Nobel, più votato alle scienze con applicazioni pratiche (come la chimica) che a quelle di speculazione teorica.

Ma c’è anche un' altra rargione un po’ pepata (e non confermata) che spiegherebbe in altro modo questa mancanza.
Nobel avrebbe deciso di escludere la matematica dalle discipline premiate dopo aver scoperto che una sua amante lo aveva tradito con un famoso matematico svedese, Magnus Gustaf Mittag-Leffler.
Se avesse istituito il riconoscimento per la matematica, l’Accademia Reale svedese avrebbe probabilmente assegnato proprio a Mittag-Leffler la prima edizione del premio per i suoi studi sulle funzioni analitiche, sul calcolo delle probabilità e sulle equazioni differenziali omogenee.
Non si conosce la loro origine, ma verso la fine del XIV secolo l’uso delle carte da gioco si diffonde in tutta Europa.
Quelle con i semi francesi (picche, cuori, quadri, fiori) diventano le più popolari e le figure (re, regine e fanti) rappresentano particolari eroi storici.
Non si conosce la loro origine, ma verso la fine del XIV secolo l’uso delle carte da gioco si diffonde in tutta Europa.
Quelle con i semi francesi (picche, cuori, quadri, fiori) diventano le più popolari e le figure (re, regine e fanti) rappresentano particolari eroi storici:
  • Re di picche: Davide, secondo re d’Israele
  • Re di cuori: Alessandro Magno, re di Macedonia
  • Re di quadri: Giulio Cesare, dittatore, considerato da alcuni storici il primo imperatore romano, anche se non formalmente
  • Re di fiori: Carlo Magno, re dei Franchi e Longobardi e imperatore del Sacro Romano Impero
  • Regina di picche: Atena figlia di Zeus, dea della sapienza, della saggezza, della tessitura e delle arti
  • Regina di cuori: Rachele, personaggio biblico, moglie di Giacobbe
  • Regina di quadri: Argine, forse storpiatura di Argeia, principessa di Argo
  • Regina di fiori: Giuditta, personaggio biblico, eroina del popolo ebraico
  • Fante di picche: Ettore, eroe della mitologia greca, figlio di Priamo
  • Fante di cuori: Etienne de Vignoles, condottiero francese durante la Guerra dei Cent'anni
  • Fante di quadri: Uggeri il Danese, vassallo di Carlo Magno
  • Fante di fiori: Giuda Maccabeo, eroe della ribellione ebraica contro l’oppressione del re Antioco IV, sovrano di Siria e dell’area palestinese 
In un primo momento i nomi venivano stampati sulle carte accanto alle figure, ma con la Rivoluzione Francese questa pratica fu abolita e le figure rese più stilizzate, eliminando gli elementi che potevano ricondurre ai personaggi
L'espressione "il gioco non vale la candela" si usa per indicare un'impresa o un sacrificio che non farà ottenere un utile proporzionato allo sforzo. Il modo di dire non è tipico soltanto della lingua italiana ma è molto comune anche in francese (le jeu n'en vaut pas la chandelle) e in inglese (the game isn't worth the candle). L'origine è molto antica, risalirebbe addirittura al 1580, quando la frase fu utilizzata per la prima volta dal filosofo francese Michel de Montaigne. La usò riferendosi ai giocatori di carte che passavano le serate nelle locande: ai tempi l'illuminazione era data da candele o lampade ad olio. La consuetudine voleva che al termine della serata si lasciasse all'oste una piccola somma per la spesa della candela utilizzata. Se una partita aveva una posta in palio molto poco attraente allora il gioco non valeva nemmeno il prezzo della candela.